Festival della Scienza Medica

A Bologna, dal 3 al 6 maggio 2018, si terrà la quarta edizione del Festival della Scienza Medica, quest’anno il tema sarà “Il Tempo della cura”.

L’obiettivo è sempre quello di avvicinare il grande pubblico alla cultura medico scientifica. Interverranno esperti in diversi capi della ricerca, nonché scienziati di fama internazionale.

Riportiamo un breve estratto del progetto 2018 presentato dal Direttore Scientifico del Festival Gilberto Corbellini:

“I primi medici che abbandonarono l’idea della malattia come castigo divino, avevano compreso che ogni malattia, in quanto fenomeno naturale, ha la sua propria e particolare progressione, ciclo vitale e ritmo di sviluppo. E davano per scontato che conoscere i cicli naturali e i ritmi di progressione temporale della malattia mettesse il medico nella condizione di intervenire nel più tempestivo ed efficace dei modi. In realtà, ciò gli consentiva solo di fare meglio le prognosi e apparire più carico di esperienze, cioè più affidabile per il paziente o i familiari. L’evoluzione scientifica della medicina ha scoperto le basi genetiche e fisiologiche dei tempi di sviluppo delle malattie, dei decorsi diversi in diversi pazienti e della durata dei trattamenti che consentono di curare quelle guaribili.”

Orto medico più antico del mondo

Segnaliamo questo importante evento: mercoledì 25 ottobre, si inaugura a Firenze, nel chiostro delle Medicherie dell’ospedale di Santa Maria Nuova, il percorso botanico medicinale dell’ospedale.

Si tratta di far rinascere quello che è considerato il più antico orto medico del mondo, coevo alla fondazione dell’ospedale (1288).

L’orto originario definito medico perché usato per curare i malati, è considerato il progenitore degli orti botanici accademici sorti in Europa nel corso dei secoli.

Da questo terreno nacque infatti l’idea di uno spazio coltivato non solo per gli infermi, ma anche per gli studenti di scienze mediche.

L’evento è descritto nella LETTURA del Corriere della Sera di domenica 22 ottobre .

Maggiori informazioni per i visitatori si possono reperire sui siti: http:http://fondazionesantamarianuova.it/contents/antico-orto-medico/ e https://www.aboca.com/it/azienda/comunicazione/news/rinasce-il-piu-antico-orto-medico-del-mondo

Picasso a Verona

 

 

Ancora per una ventina di giorni, fino al 12 marzo, sarà visitabile una bella mostra dedicata a Pablo Picasso.

Organizzata in collaborazione con il Musée national Picasso – Paris e patrocinato dal Comune di Verona, espone opere importanti di pittura, scultura e arti grafiche del grande artista di Málaga.

Opere che percorrono quasi settanta anni della sua attività creativa, figure è il sottotitolo della mostra e nella galleria del sito internet dedicato si può prendere visione di alcune di esse.

Quasi un’opera per ogni anno di vita, un arco temporale che permette di cogliere i cambiamenti avvenuti nell’anima artistica e geniale di Pablo Picasso.

Artista longevo, di non facile lettura e apprezzamento… sicuramente una mostra da non perdere.

Tre artisti giapponesi a Milano

Segnaliamo, ancora per poco più di un mese, a Palazzo Reale  la mostra dedicata a Hokusai, Hiroshige e Utamaro, tre artisti giapponesi attivi tra la fine del Settecento e metà dell’Ottocento.

Sono esposte circa 200 xilografie policrome (incisioni su tavole di legno, successivamente inchiostrate e stampate su carta o seta con il torchio).

La tecnica della xilografia giapponese è un esempio unico per la scelta dei legni di base, dei colori ad acqua e carta fatta a mano.

Componenti che hanno permesso una gamma molto ampia di trasparenze nei colori e che connotano la differenza di stile tra le incisioni occidentali e quelle estremo-orientali.

Hokusai (1760-1849) è l’artista più conosciuto in Occidente, la sua opera è caratterizzata da paesaggi fantastici rispetto alle figure umane, sua è “La grande onda” manifesto della mostra.

Hiroshige (1797-1858) altro grande paesaggista, anche se forse è un po’ semplicistico definirlo così, poiché la sua è una contemplazione della natura e il conseguente sentimento umano che ne scaturisce è riflesso nelle sue opere.

È autore delle “100 vedute famose di Edo”, ma ritrae anche attori, guerrieri e cortigiane.

Utamaro (1753-1806) è l’artista che si dedicherà all’universo femminile in tutte le sue sfaccettature: la vita quotidiana, il lavoro e l’aspetto più intimo delle donne.

 

Anche questa mostra fa parte delle manifestazioni che si sono tenute lungo tutto l’arco del 2016, in cui si è celebrato il 150° anniversario delle relazioni tra Italia e Giappone con la stipula del primo Trattato di Amicizia e Commercio firmato il 25 agosto 1866 tra i due paesi, che diede inizio ai reciproci rapporti diplomatici.

 

 

 

Grafica a Chiasso (Svizzera)

Federico Seneca (1891-1976)

Segnaliamo la mostra del grafico che ha attraversato il Novecento rivoluzionando la pubblicità, attraverso il disegno, la scultura e il manifesto.

Il metodo creativo di Seneca è significativo: prima trasforma le figure a schema, a profili, quindi modella in gesso le forme per scoprire una immagine assoluta, pura geometria, dalla quale ricavare il manifesto. (Arturo Carlo Quintavalle)

Artista colto e ricercatore, lavora per Perugina, Buitoni, Fiat, Cinzano, avendo sempre come riferimento il manifesto cubista: semplificazione e riduzione dell’immagine a forme assolute.

La mostra proseguirà anche in Italia: Perugia, Fano e Treviso.

 

 

Basquiat a Milano

In esposizione al MUDEC – Museo delle culture di Milano si possono vedere 140 lavori di Jean Michel Basquiat, realizzati dal 1980 al 1987.

Writer e pittore statunitense dimostrò interesse per il disegno fin da piccolo, sarà poi la madre che lo accompagnerà alla conoscenza dell’arte visiva.

Gli regalerà anche un importante testo di anatomia: Gray’s Anatomy di Henry Gray, che influenzerà molto la produzione di Basquiat: dettagli anatomici sono frequenti nelle sue opere.

Persino il gruppo musicale da lui organizzato porterà il nome Gray.

Già dal 1975 l’artista intraprende una vita vagabonda e irregolare, nonostante la frequentazione obbligatoria alla City-as-School a Manhattan, che ben presto lascerà.

Lavora insieme al graffitista Al Diaz, con il quale inizia a far uso di droghe, che lo porteranno dopo alcuni anni alla morte.

Dal 1978 comincia a mantenersi vendendo cartoline decorate da lui stesso.

Fortunosamente e fortunatamente incontra l’artista pop Andy Warhol che acquisterà sue opere e lo introdurrà nel percorso artistico.

Basquiat esporrà a Modena per la prima volta e poi in grandi città come New York, Tokyo e Zurigo.

Art Brut (arte grezza) è un concetto inventato dall’artista Jean Dubuffet che Basquiat interpreterà istintivamente nei suoi dipinti: arte spontanea, scaturita dalla profondità di se stesso, avulsa da stereotipi culturali.

Il lavoro frenetico ed esasperato incarna Jean Michel Basquiat come figlio del suo tempo, ma morirà a ventisette anni per una overdose di eroina.

 

 

 

Robert Capa a Parma

Segnaliamo la mostra fotografica del famoso fotoreporter Robert Capa, il cui vero nome era Endre Erno Friedmann, nato a Budapest nel 1913.

I suoi reportage testimoniano conflitti bellici in diversi paesi: la guerra civile spagnola (1936-1939), la seconda guerra sino-giapponese (1938), la seconda guerra mondiale (1941-1945), la guerra arabo-israeliana (1948) e la prima guerra d’Indocina (1954) dove Capa trovò la morte a seguito dello scoppio di una mina.

Famoso per la sua temerarietà, riprendeva immagini direttamente dal fronte, fra i soldati senza escludere di paracadutarsi con loro.

L’esposizione che si svolge a Parma, a Palazzo Pigorini, prende in considerazione gli anni della seconda guerra mondiale in Italia.

Proprio in quel periodo Robert Capa iniziò anche la sua collaborazione con la rivista americana Life.

Nel 1947 a Parigi fondò insieme a Henri Cartier-Bresson, David Seymour, George Rodger e William Vandivert l’agenzia cooperativa Magnum, una delle più prestigiose agenzie fotografiche.

Nello stesso anno Capa pubblicò il suo diario di memorie, con il titolo Slightly out of focus (tradotto ed edito in Italia nel 2002 da Contrasto con il titolo Leggermente fuori fuoco).

…“un inferno che gli uomini si sono fabbricati da soli” questa la natura della guerra di cui si convinse il grande fotoreporter durante la sua vita, che fu tutt’uno con la sua passione per la fotografia.