Grafica a Chiasso (Svizzera)

Federico Seneca (1891-1976)

Segnaliamo la mostra del grafico che ha attraversato il Novecento rivoluzionando la pubblicità, attraverso il disegno, la scultura e il manifesto.

Il metodo creativo di Seneca è significativo: prima trasforma le figure a schema, a profili, quindi modella in gesso le forme per scoprire una immagine assoluta, pura geometria, dalla quale ricavare il manifesto. (Arturo Carlo Quintavalle)

Artista colto e ricercatore, lavora per Perugina, Buitoni, Fiat, Cinzano, avendo sempre come riferimento il manifesto cubista: semplificazione e riduzione dell’immagine a forme assolute.

La mostra proseguirà anche in Italia: Perugia, Fano e Treviso.

 

 

… riflessioni e considerazioni sulla natura…

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Il pensiero della fisica moderna

 

Tutti i più importanti elementi della concezione newtoniana del mondo: la nozione di spazio e di tempo assoluti, la nozione di particelle solide elementari, la natura strettamente causale dei fenomeni fisici e l’ideale di una descrizione oggettiva della natura, vengono totalmente infranti nei primi tre decenni del secolo scorso dalla teoria della relatività di Albert Einstein e dalla teoria della fisica atomica di Niels Bohr, Louis De Broglie, Erwing Schrödinger, Wolfgang Pauli, Werner Heisemberg e Paul Dirac.

Si parte dalla considerazione che la massa non è altro che una forma di energia e che il tempo è influenzato dalla presenza della materia e dalla velocità.

Al punto che esso può scorrere a ritmi diversi e che ogni posizione è caratterizzata da un suo tempo, per cui indicare la posizione di un evento, oltre ai tre numeri classici della geometria euclidea, è necessario dare un quarto numero che ci comunica in quale istante esso è avvenuto, secondo il suo orologio.

È lo spazio-tempo della realtà a quattro dimensioni che si può comprimere e storcere, come un immenso mollusco, mentre la realtà del mondo della fisica classica è basata proprio sulla nozione di tempo immutabile e di spazio inteso come una scatola inerte e tridimensionale, occupata da particelle solide.

Non c’è più lo spazio che “contiene” il mondo e non c’è più il tempo “lungo il quale” avvengono gli eventi.

Ci sono solo processi elementari, dove quanti di spazio e materia interagiscono tra loro in continuazione.

Perciò non ha più senso parlare di corpo solido, perché gli atomi invece di essere duri e indistruttibili, sono per lo più costituiti da regioni di spazio nelle quali sono presenti solo piccole particelle che si muovono a una velocità prossima a quella della luce, che simula una sfera rigida… che però non esiste, come il disco prodotto da un’elica in rapida rotazione.

Le particelle hanno inoltre un carattere duale, perché a seconda di come vengono osservate possono essere particelle oppure onde, e non si trovano con certezza in luoghi ben precisi, ma piuttosto mostrano solo una “tendenza” a trovarsi in un determinato luogo.

Come del resto sono gli eventi atomici, che infatti non avvengono con certezza in determinati istanti e in determinati modi, ma mostrano anch’essi solo una “tendenza” ad avvenire.

Tendenza espressa dal formalismo della meccanica quantistica come probabilità.

Peraltro non di cose, ma di interconnessioni, perché si tratta di eventi che esistono solo quando interagiscono con l’ambiente esterno.

La visione della realtà “fisica” è dunque questa: non esiste nessun mattone fondamentale isolato, ma parti in interazione, all’interno di una rete che include sempre anche l’osservatore come elemento essenziale.

Al punto che le proprietà di qualsiasi oggetto atomico possono essere capite solo nei termini dell’interazione con l’osservatore.

Perché di fatto ci sono interazioni, ma non ci sono oggetti.

C’è attività, ma non ci sono attori.

Non ci sono danzatori, c’è solo la danza” (F. Capra)

In uno spazio-tempo a quattro dimensioni.

L’ideale classico di una descrizione oggettiva della natura non è pertanto più valido. Salvo che nel campo dell’esperienza quotidiana, la cosiddetta “zona delle medie dimensioni”, dove la fisica classica continua a essere una teoria utile, poiché a questo livello delle dimensioni la realtà si esprime con regole che ancora si conciliano con il concetto di tempo immutabile, di spazio vuoto e di corpi materiali solidi, così profondamente radicati nel modo comune e automatico di pensare, cioè in ciò che oggi si direbbe il “pensiero eurismico”.

Infatti la presenza di “componenti grandi” in “luoghi grandi” (rispetto ai componenti e ai luoghi del mondo atomico) scioglie – con il “processo della decoerenza” – la sovrapposizione di stati che caratterizza il nanomondo e ristabilisce la condizione di un insieme di stati “unici”, ancorché fortemente probabilistici, perché pur sempre legati da interazioni ricorsive e causali, in un contesto non lineare.

Che in ogni caso i sensi riescono a individuare attribuendogli una forma.

Anche se recentissimi dati lascerebbero intendere che la divisione fra il mondo quantistico e il mondo classico newtoniano non è per nulla essenziale, trattandosi solo di una questione di ingegnosità sperimentale.

Di fatto la meccanica quantistica e la sua espressione più misteriosa, l’entanglement, sembrerebbero essere valide a tutte le dimensioni.

 

Prof. Renato Scandroglio

Letteratura a fumetti a Bologna

Segnaliamo la decima edizione di BilBOlBul 2016, festival internazionale del fumetto, progetto curato dall’Associazione culturale Hamelin di Bologna dedicato al fumetto d’autore, che presenta opere di grandi artisti e di giovani talenti della scena nazionale e internazionale.

BilBOlBul nasce a Bologna nel 2001 come iniziativa culturale proponendo, lungo tutto il corso dell’anno, una serie di attività sul fumetto.

Questa esperienza e la rete che sviluppa costituiscono i presupposti per la realizzazione del festival, la cui prima edizione si svolge nel 2007.

BilBOlBul fa parte della rete dei festival del contemporaneo di Bologna.

… riflessioni e considerazioni sulla “natura”…

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Il pensiero della filosofia classica

La struttura portante della fisica classica che fa capo a Galileo Galilei, a Sir Francis Bacon, a René Descartes e a Sir Isaac Newton, ha come scenario lo spazio tridimensionale della geometria euclidea: uno spazio assoluto sempre immobile e immutabile, come un’immensa scatola nella quale si muovono piccole, solide e indistruttibili particelle materiali.

Secondo un modello simile a quello degli atomisti greci, in più con la descrizione della forza (gravità) che agisce tra le particelle in reciproca attrazione.

Galileo Galilei (1564-1642) per primo combina la sperimentazione scientifica con l’uso del linguaggio matematico, dando l’avvio – come sostiene lo psichiatra R.D. Laing – all’ossessione degli scienziati per le misurazioni e la quantificazione.

Infatti postula che, per descrivere i fenomeni naturali in modo efficace, gli scienziati devono limitarsi a studiare le proprietà dei corpi materiali – forma, numero e movimento – che possono essere misurate e quantificate.

Le altre proprietà come il colore, il gusto, il sapore o l’odore, sono delle mere proiezioni mentali che devono essere escluse dall’ambito della scienza.

Sir Francis Bacon (1561-1626) formula in modo esplicito il metodo empirico della scienza, con la teoria chiara del metodo induttivo.

Inoltre con il convincimento che la conoscenza scientifica debba essere usata per controllare e dominare la natura, quando invece fino ad allora veniva perseguita “per la gloria di Dio” o come si esprimevano i cinesi “per seguire l’ordine naturale” nella corrente del Tao (la buona strada).

René Descartes (1596-1650) sostiene la certezza della conoscenza scientifica e introduce un metodo analitico di ragionamento, che consiste nello scomporre cose; pensieri e problemi in frammenti e nel disporre questi ultimi nel loro ordine logico, ma in due ambiti: quello dello spirito o “res cogitans” (sostanza pensante) e quello della materia o “res extensa”.

Lasciando intendere che esiste un io isolato all’interno del corpo dell’uomo, per cui nella materia non c’è intenzione, vita o spiritualità, ma semplicemente leggi meccaniche che fanno della natura una macchina perfetta governata da leggi matematiche esatte, con l’osservatore che non ha parte in causa.

Sir Isaac Newton (1642-1727) raccoglie questa visione analitico-meccanicistica (Principia, 1687), la coniuga con la visione induttiva empirica di Francis Bacon e formula le leggi della meccanica, nella quale tutti i fenomeni si riducono al moto di particelle materiali che si muovono a causa della loro attrazione reciproca.

Moto da studiare con un metodo nuovo, il calcolo differenziale, capace di descrivere il movimento, sapendo che Dio ha creato tali particelle, le forze che agiscono tra di esse e le leggi fondamentali del loro moto, all’interno di un universo che per ciò funziona come una macchina completamente causale e determinata, governata da leggi immutabili.

Al punto che, in linea di principio, si può prevedere con assoluta certezza il futuro di una parte qualsiasi della natura purché si conosca in un ogni istante il suo stato, in tutti i particolari.

Pierre-Simon de Laplace (1749-1827) con il suo “Traité de mécanique céleste” consacra le leggi della meccanica newtoniana come leggi fondamentali della natura e la meccanica di Newton come la teoria definitiva dei fenomeni naturali, che rimane indiscussa fino alla fine dell’Ottocento, quando emergono ricerche di Faraday e Maxwell.

Michael Faraday (1791-1867) e James Clerk Maxwell (1831-1879) infatti, invece di interpretare l’interazione fra una carica positiva e una negativa come un’attrazione identica a quella che avviene fra due masse, trovano più appropriato sostenere che ogni carica crea nello spazio circostante una perturbazione o meglio, una condizione definita campo, tale per cui un’altra carica, se presente, avverte una forza.

Portando così un mutamento profondissimo nella concezione della realtà fisica, perché mentre nella visione newtoniana il concetto di forza è rigidamente connesso ai corpi sui quali le forze agiscono, ora il concetto di forza è spostato su quello di campo estraneo ai corpi materiali.

Come sarà confermato cinquant’anni dopo da Albert Einstein, che non solo affermerà che i campi elettromagnetici sono vere e proprie entità fisiche che possono spostarsi attraverso lo spazio, ma sottolineerà anche che tali entità non possono essere spiegate meccanicamente.

A questo punto, all’inizio del Novecento, i fisici avevano a disposizione due teorie entrambe valide e capaci di spiegare fenomeni differenti: la meccanica di Newton e l’elettrodinamica di Maxwell.

Di conseguenza il modello newtoniano non costituiva più la base di tutta la fisica né tantomeno il paradigma incontrovertibile.

 

Prof. Renato Scandroglio

 

 

 

 

Seguiranno: Il pensiero della fisica moderna, il pensiero sistemico, il pensiero deterministico

 

Riflessioni e considerazioni sulla “natura”

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La natura

… è ancora una realtà molto misteriosa

 

Sulla consistenza della “natura”, intesa come “l’insieme di tutto ciò che attraverso l’osservazione e l’esperimento può diventare oggetto di scienza” (E. Kant), è in corso una vivace discussione sia scientifica che epistemologica, nella quale si confrontano varie correnti di pensiero, che si rifanno di volta in volta al misticismo orientale, alla fisica classica, alla fisica atomica di stampo relativistico, al pensiero sistemico, alla teoria del caos deterministico e al comune sentire.

E tutto ciò perché nel Novecento l’esplorazione del mondo atomico e di quello subatomico ha rivelato un inaspettato limite delle concezioni e ha reso necessario un ripensamento radicale di molti concetti fondamentali.

Per esempio, il concetto di materia è ora completamente diverso dall’idea di sostanza materiale della fisica classica.

La stessa cosa vale per i concetti quali il tempo e lo spazio, causa ed effetto.

Per non dire della visione sistemica e della teoria della complessità che oggi stanno minando alla base il concetto, fin qui sostenuto, di organismo come somma lineare di parti da studiare in modo analitico, poiché sostituiscono al concetto di macchina il concetto di rete, al concetto di evoluzione il concetto di co-evoluzione, al concetto di lotta il concetto di interazione.

Aprendo, forse inaspettatamente, a una visione del mondo che è molto simile a quella dei mistici di tutti i tempi e di tutte le tradizioni, in particolare a quella dei filosofi greci che si rifanno alla scuola di Mileto e a quella dei pensatori orientali che si rifanno all’Induismo, al Buddhismo e al Taoismo.

 

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Il pensiero mistico

 

I mistici orientali ritengono che tutti gli oggetti e tutti gli eventi percepiti dai sensi siano interconnessi e collegati fra di loro essendo, di fatto, solo differenti manifestazioni della realtà ultima, unica ed essenziale delle cose. Contrapponendosi in modo radicale alla visione del mondo occidentale che essi definiscono addirittura “ignoranza”, una sorta di turbamento mentale che deve essere superato poichè propende a dividere l’intero in parti singole e distinte, a discriminare, a confrontare, ad analizzare, a classificare e a quantificare, fino a considerare l’uomo stesso un’unità separata.

Infatti essi dicono: ”Quando la mente è turbata si produce il molteplice, ma il molteplice scompare quando la mente si acquieta”.

Proprio come direbbe un fisico del XXI secolo che sempre più considera il mondo – diversamente da quanto ha sostenuto e sostiene il pensiero della fisica classica – come un insieme di componenti inseparabili, interagenti e in moto continuo, con l’uomo “osservatore” quale parte integrante di questa realtà.

 

Prof. Renato Scandroglio

 

 

seguirà: Il pensiero della fisica classica 

 

Basquiat a Milano

In esposizione al MUDEC – Museo delle culture di Milano si possono vedere 140 lavori di Jean Michel Basquiat, realizzati dal 1980 al 1987.

Writer e pittore statunitense dimostrò interesse per il disegno fin da piccolo, sarà poi la madre che lo accompagnerà alla conoscenza dell’arte visiva.

Gli regalerà anche un importante testo di anatomia: Gray’s Anatomy di Henry Gray, che influenzerà molto la produzione di Basquiat: dettagli anatomici sono frequenti nelle sue opere.

Persino il gruppo musicale da lui organizzato porterà il nome Gray.

Già dal 1975 l’artista intraprende una vita vagabonda e irregolare, nonostante la frequentazione obbligatoria alla City-as-School a Manhattan, che ben presto lascerà.

Lavora insieme al graffitista Al Diaz, con il quale inizia a far uso di droghe, che lo porteranno dopo alcuni anni alla morte.

Dal 1978 comincia a mantenersi vendendo cartoline decorate da lui stesso.

Fortunosamente e fortunatamente incontra l’artista pop Andy Warhol che acquisterà sue opere e lo introdurrà nel percorso artistico.

Basquiat esporrà a Modena per la prima volta e poi in grandi città come New York, Tokyo e Zurigo.

Art Brut (arte grezza) è un concetto inventato dall’artista Jean Dubuffet che Basquiat interpreterà istintivamente nei suoi dipinti: arte spontanea, scaturita dalla profondità di se stesso, avulsa da stereotipi culturali.

Il lavoro frenetico ed esasperato incarna Jean Michel Basquiat come figlio del suo tempo, ma morirà a ventisette anni per una overdose di eroina.

 

 

 

… di seguito testi di approfondimento

Fritjof Capra, Pier Luigi Luisi, Vita e Natura, una visione sistemica, Aboca

Fritjof Capra, Il Tao della fisica, Adelphi

Albert-László Barabási Link, La scienza delle reti, Einaudi

Paolo Bellavite, La complessità in medicina, Tecniche nuove

James Gleick, Caos, la nascita di una nuova scienza, Rizzoli

Ludwig von Bertalanffy, Teoria generale dei sistemi, Mondadori

Humberto R. Maturana, Francisco J. Varela, Autopoiesi e cognizione, Marsilio

Alberto F. De Toni, Luca Comello, Lorenzo Ioan, Auto-organizzazioni, Marsilio

Fritjof Capra, La rete della vita, Rizzoli