1 g
Realtà fisica e realtà sensoriale.
La natura, si direbbe, è un pane a tre strati con un sotto, un sopra e un dentro.
Il sotto è la realtà subatomica inosservata, regno della indeterminatezza e della probabilità dove la meccanica quantistica rende “coerente”, in una condizione di sovrapposizione di stati: materia, energia, tempo e spazio.
Il sopra è il cosmo inesplorato, regno delle onde gravitazionali ancora misteriose, annidate nella materia oscura.
Il dentro è la realtà osservata, posta ai “margini del caos” e al “margine dei quanti”, dove la “decoerenza” elimina la sovrapposizione quantistica, lasciando il posto a un unico stato rappresentato dal caos deterministico del mondo termodinamico e dal suo prodotto: l’auto-organizzazione.
Sono strati e stati che, pur essendo evidentemente specifici e caratterizzanti, tuttavia sono accomunati da un fatto: i loro componenti sono tutti in una condizione caratterizzata da relazioni che li configura come parti di un sistema.
Al punto da poter concludere dicendo che la realtà è comunque un “fascio di relazioni” configurata, per come si manifestano, in due modi:
– come realtà fisica del mondo subatomico, dove le relazioni creano una “correlazione”, cioè
uno stato quantisticamente “ordinato” dove tutti i componenti si comportano
all’unisono, condividendo una condizione di sovrapposizione di stati;
– come realtà sensoriale del mondo molecolare e sovramolecolare, dove le relazioni creano
una “ricorsività”, cioè un unico stato oggettivamente organizzato, dove tutti i componenti
si influenzano reciprocamente creando una condizione di impredicibilità.
Sono modi utili l’uno all’altro nel crogiuolo di una realtà unica che vede:
il mondo quantistico (ordinato) nella veste di “radice dell’esistente”,
il mondo micromolecolare (organizzato) nella duplice veste di prodotto e di tutore,
il mondo macromolecolare come garante del tutto grazie alla sua meccanica classica, fatta più di certezze che di incertezze.
Più precisamente sembra di poter dire quanto segue:
– il mondo macroscopico è il mondo totalmente collassato espresso in un unico stato, che però
dà umane certezze,
– il mondo microscopico è il mondo con un numero finito di stati, percosso dall’indeterminismo,
– il mondo subatomico è il mondo con un numero infinito di stati, regno della indeterminatezza e della probabilità.
Che è come dire che più si è piccoli, più si è ristretti in nicchie, più si è in compagnia di poche unità, più si è ricchi di possibilità, perché il corteggio di proprietà è inversamente proporzionale alla grandezza dei componenti, alla grandezza dei luoghi e al numero dei componenti, come del resto insegna una celebre equazione del fisico Louis de Broglie.
Rimane da fare una prima considerazione: se la realtà sensoriale è la realtà fisica collassata e a collassarla sono due situazioni – l’ambiente e l’osservatore – essa è oggettivamente sempre la stessa?
Sembrerebbe di poter dire di no, non è così. Nel senso che esisterebbe in due tipi:
la realtà sensoriale collassata dall’ambiente, uguale per tutti, e la realtà sensoriale collassata dall’osservatore, invece rappresentata da più tipi a seconda della natura degli osservatori, che infatti possono avere qualità individuali.
Una circostanza non da poco se si considera la professione medica e la possibilità più che concreta che i medici abbiano proprio qualità individuali.
E allora, le loro diagnosi come si possono considerare?
Sono oggettive e quindi omogenee oppure sono soggettive e quindi eterogenee?
La seconda considerazione è invece questa: se piccolo è bello e ricco di possibilità, perché è stato scelto il grande in forma di globalizzazione come bene assoluto della società? Errore o scelta interessata?
Prof. Renato Scandroglio